Barnes Baudelocque Bedford Busch Dewey Dubois Elliot Forcipe Cesareo Francese Hodge Kielland Levret Milne-Murray Naegele Neville Barnes Overhill - mini Pajot Pieghevole Aesculap Rizzoli - Lollini Simpson Smellie Tiemann Tarnier Tarsitani Enciclopedia Forcipe
| |
|
Bassorilievo romano di
Ostia rappresentante un parto con forcipe. Il bassorilievo è andato
distrutto e la sua autenticità è stata messa in
dubbio. |
|
Il forcipe è
stato ideato e realizzato da alcuni componenti della famiglia Chamberlen (Inghilterra) verso il
1670; per paura che il loro strumento venisse copiato essi mantennero
rigorosamente il segreto sulla sua costruzione.
Molti anni più tardi
vennero ritrovati casualmente alcuni forcipi nell'armadio di una casa a
suo tempo abitata dai Chamberlen; da quel momento il forcipe si diffuse
velocemente.
Si deve a André Levret (Francia) e
William Smellie (Inghilterra) il suo perfezionamento attorno al 1750.
Il forcipe Levret è molto lungo, un perno
chiude le due branche e i manici terminano ad uncino per una miglior
trazione, quello di Smellie è invece molto corto e tozzo con una chiusura
ad incastro. |
|
|
Stampa originale
tratta dall'enciclopedia di Diderot D'alembert fine 1700 con la
rappresentazione di un forcipe tipo Levret e di una leva
ostetrica (vectis) o strumento di Roonhuysen.
|
|
Molto utile ai fini
di una classificazione dei forcipi è l’osservazione dei vari tipi di
aggancio delle branche; le foto sotto mostrano le chiusure più comuni con le
date e i nomi degli ideatori. |
La chiusura del forcipe Levret ha
avuto diverse evoluzioni, quella pubblicata è una delle ultime versioni: il
fermo superiore con un movimento a slitta imprigionava la testa del cono
della branca inferiore.
|
Il blocco delle due branche avviene
con un inserimento ad incastro; chiusura usata sopratutto nei forcipi
dei paesi anglosassoni.
|
E' una variante della chiusura di
Levret; l'innesto rapido delle due
branche non era molto agevole; è stato usato sopratutto in Francia nei
forcipi di Dubois padre e figlio.
|
La chiusura ideata da Siebol è molto
pratica: l'inserimento era laterale ed il fermo era garantito da una
semirotazione del galletto: ha avuto una grande diffusione e sebbene
fosse stata inventata da un tedesco è stata applicata sopratutto ai
forcipi francesi, indicati da molti cataloghi come forcipi Dubois. |
Questo tipo di chiusura, che richiama
quella di Siebold, ha un perno centrale molto lungo sulla branca
sinistra che permette
agevolmente di cambiare il posizionamento (sopra o sotto) della branca destra. vedi forcipe
Tarsitani.
|
L'esigenza dell'interscambio delle
branche e della priorità nell'inserimento in utero delle stesse ha
spinto anche il Rizzoli a
studiare una chiusura che facilitasse queste manovre. Questo tipo di
chiusura richiama con alcune varianti quella detta "alla francese", ha
però un perno lungo ed a doppio galletto.
|
Questo tipo di chiusura progettato da
Naegele è semplice ed efficace: non vi è nulla da stringere e le due
branche si innestano con facilità. E' molto usata nei forcipi tedeschi.
|
Questa chiusura è stata ideata da
Kielland in epoca abbastanza recente.
L'accoppiamento delle due branche non è vincolato da un perno centrale
per cui le stesse sono libere di scorrere verticalmente l'una
sull'altra. |
|
Questa foto da l'idea delle differenti strutture e dimensioni di alcuni
forcipi |
Enciclopedia Medica Italiana -
voce: "Forcipe" |
L'Enciclopedia Medica
Italiana del 1880 ha pubblicato un'interessante monografia sulla
storia del forcipe e sui vari tipi di chiusura. Cliccando
qui o sull'immagine a
lato si potrà leggere un estratto di 23 pagine.
|
|
Le
immagini provengono dall'Enciclopedia Medica Italiana e
mostrano la normale sequenza dell'applicazione delle branche di un
forcipe; da notare che lo strumento raffigurato è l'antico forcipe di
tipo francese dell'inizio 1800.
|
|
|
Baudelocque |
|
|
|
Tipo Francese - Villa |
|
|
|
|
|
|
Non si conosce chi abbia inventato
questo strumento, sembra che i chirurghi-barbieri olandesi attorno al
1750 furono tra i primi ad usarla ma che tennero segreta la sua
esistenza come era già avvenuto con il forcipe. Nella stampa di Diderot
- D'Alembert pubblicata più sopra è mostrata una leva ostetrica
semplice: 3. L'instrument de Roonhuysen pour
déclaver la tête.
La leva ostetrica non serviva per estrarre
il feto ma per aiutare le manovre di rivolgimento. |
|
Lo strumento subì numerose modifiche
che lo resero sempre più simile
ad una branca di forcipe da cui però si differenziava mancando
l'incastro centrale come è possibile osservare nell'immagine del
catalogo Charles Lenz & Sons e dove questa leva ostetrica è indicata come Vectis
White's.
In Francia la leva ostetrica non ottenne molto successo; in Italia fu usato sopratutto dagli ostetrici della scuola di
Bologna (Termanini,
Fabbri).
|
|
|
La leva ostetrica della collezione è
simile a quella di Wite ma si differenzia per un evidente disassamento laterale del cucchiaio
facendo pensare ad una branca di forcipe; questa ipotesi è tuttavia da escludere perché:
1) non
esiste l'incastro centrale per l'accoppiamento con un'altra
branca, possiamo invece notare un incavo zigrinato per
appoggiare il dito pollice dell'operatore; 2) l'anima
metallica del manico è racchiusa tra 2 armature di ebano
sagomato mentre le branche degli antichi forcipi hanno sempre un solo lato,
quello esterno, ricoperto di
ebano - E' uno strumento abbastanza insolito e raro, databile
prima del 1850.
|
|
|